Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari.
Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota informativa.
Cos’è la previdenza complementare:
guida pratica
La previdenza complementare non rappresenta solo un’opportunità, ma anche una necessità, e lo sarà sempre di più nel prossimo futuro per garantire a tutti noi una pensione adeguata.
Con questa guida pratica andremo a illustrare cos’è e come funziona la previdenza complementare, quali sono i vantaggi previsti per i soggetti aderenti, in che modo vengono accumulati e investiti i contributi e qual è il trattamento fiscale di favore riservato a questa forma di risparmio per il nostro futuro.
- Cos’è la previdenza complementare?
- Quali sono le forme di previdenza complementare?
- Previdenza complementare e TFR
- Contributi e previdenza complementare
- Come vengono investiti i contributi versati nella previdenza complementare?
- Vantaggi fiscali della previdenza complementare
- Riscatto previdenza complementare
- Previdenza complementare e pensione anticipata
- Ricapitolando: conviene aderire a un fondo pensione?
Cos’è la previdenza complementare?
Quella complementare è una forma di previdenza facoltativa che va ad aggiungersi a quella obbligatoria, in modo da ottenere, al momento del pensionamento, una rendita integrativa rispetto all’assegno pensionistico.
Si tratta di una scelta davvero importante, in quanto le future pensioni, calcolate con il sistema contributivo, saranno meno generose di quelle dei nostri genitori e dei nostri nonni, calcolate invece con il sistema retributivo.
Cosa vuol dire?
Se con il sistema retributivo (parzialmente in vigore solo per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996) l’assegno della pensione veniva determinato sulla base delle ultime retribuzioni percepite – dunque all’apice della carriera lavorativa, quando, in media, lo stipendio è più alto rispetto agli anni precedenti – con il contributivo l’importo si determina sulla base dei contributi effettivamente versati negli anni.
Quindi, se prima le pensioni generalmente erano pari all’80% dell’ultimo stipendio, con il contributivo ciò non è più vero, e la differenza tra ultimo stipendio e pensione sarà significativa.
Dunque, pensare a una integrazione della pensione futura è davvero importante per assicurarsi una pensione serena.
Quali sono le forme di previdenza complementare?
In Italia esistono tre forme di previdenza complementare, ognuna dotata di specifiche peculiarità. Vediamole nel dettaglio:
Fondi pensione
negoziali
Istituiti nell’ambito della contrattazione collettiva, nazionale o aziendale. Come Previdenza Cooperativa, tali fondi sono costituiti in forma di associazioni di lavoratori e imprese, e non hanno finalità di lucro.
Fondi pensione
aperti
Istituiti da banche, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM).
Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (PIP)
Forme pensionistiche complementari istituite dalle imprese di assicurazione.
Il Fondo Previdenza Cooperativa è un fondo pensione negoziale, si rivolge a lavoratori, soci e dipendenti delle imprese cooperative e ai lavoratori dipendenti addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria.
Concentriamoci, quindi, proprio sui fondi negoziali e andiamo a scoprire come aderire, come funzionano e quali vantaggi offrono ai lavoratori.
Previdenza complementare e TFR
I Fondi pensione negoziali, come Previdenza Cooperativa, presentano un primo importante vantaggio per gli aderenti, ovvero la possibilità di destinare a essi il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) anziché lasciarlo in azienda e riceverlo al termine del rapporto di lavoro.
Entro 6 mesi dall’assunzione, dunque, i lavoratori dipendenti del settore privato devono decidere se destinare il TFR alla previdenza complementare o lasciarlo in azienda. Si parla, in questi casi, di adesione esplicita.
Se, invece, il lavoratore non effettua una scelta, è prevista l’iscrizione alla forma pensionistica collettiva, e quindi al fondo pensione negoziale, individuata dal CCNL o dall’accordo aziendale. Parliamo, in tal caso, di adesione tacita.
Dal momento che alla previdenza complementare viene riservata una fiscalità di favore (come vedremo più avanti), scegliere di destinare il TFR al fondo pensione negoziale risulta conveniente, dal momento che l’imposizione fiscale sul TFR lasciato in azienda risulta superiore.
Nel dettaglio:
- sul TFR lasciato in azienda si applica una tassazione separata con aliquota minima del 23%;
- sulle prestazioni pensionistiche erogate dal fondo pensione si applica invece una tassazione sostitutiva con aliquota minima del 9% e massima del 15%.
Se poi, oltre al TFR, il lavoratore decide di versare un contributo aggiuntivo (dunque una percentuale del suo stipendio) al proprio al fondo pensione negoziale, può contare sul contributo aggiuntivo del datore di lavoro. Un ulteriore guadagno ottenuto solamente per aver deciso di aderire.
Contributi e previdenza complementare
Parlando dei contributi da destinare a un fondo pensione, è necessario illustrare una importante differenza tra la previdenza obbligatoria e la previdenza complementare.
Previdenza obbligatoria
Nella previdenza obbligatoria si utilizza il sistema a ripartizione, dunque i contributi versati dai lavoratori di oggi vengono utilizzati per pagare le pensioni di oggi.
Previdenza complementare
Nella previdenza complementare invece vige il sistema a capitalizzazione, dunque i contributi sono destinati al conto personale del soggetto aderente e, sommati fra loro e ai rendimenti ottenuti negli anni, andranno a costituire il capitale e/o la rendita che verranno erogati al momento della pensione.
Semplificando, con la pensione tradizionale i contributi che il lavoratore versa all’ente previdenziale non serviranno, di fatto, a pagare la sua pensione, ma quella di chi è già in pensione. Alla sua, ci penseranno i lavoratori di domani.
Con la pensione complementare, invece, ogni soggetto aderente accantona dei fondi che andranno a comporre la propria rendita mensile. In poche parole, sei tu a risparmiare per la tua pensione futura, con i tuoi soldi e le tue decisioni.
Come vengono investiti i contributi versati nella previdenza complementare?
I fondi pensione offrono agli aderenti diverse scelte di investimento, denominate tecnicamente comparti o linee di investimento.
Si tratta di diverse tipologie di investimento che differiscono sulla base dei seguenti elementi:
Profilo rischio-rendimento del comparto
Orizzonte temporale
dunque il tempo a disposizione per l’accumulo dall’adesione al momento della pensione;
Il tuo patrimonio
come è investito e quello che ragionevolmente ti aspetti di avere al pensionamento;
I flussi di reddito
che ti aspetti per il futuro e la loro variabilità.
Se scegli un’opzione di investimento azionaria, puoi aspettarti rendimenti potenzialmente elevati nel lungo periodo, ma anche ampie oscillazioni del valore dell’investimento nei singoli anni.
Se, invece, scegli un’opzione di investimento obbligazionaria, puoi aspettarti una variabilità limitata nei singoli anni, ma anche rendimenti più contenuti nel lungo periodo.
Tieni presente, tuttavia, che anche i comparti più prudenti non garantiscono un investimento privo di rischi.
I comparti più rischiosi possono rappresentare un’opportunità interessante per i più giovani mentre non sono, in genere, consigliati a chi è prossimo al pensionamento.
In particolare, Previdenza Cooperativa presenta tre comparti:
Sicuro
Comparto “garantito” a cui viene destinato il TFR con le adesioni tacite. L’orizzonte temporale del comparto è breve (fino a 5 anni dal pensionamento).
Bilanciato
Comparto “obbligazionario misto”, la cui gestione si pone l’obiettivo di realizzare un rendimento superiore alla rivalutazione attesa del TFR nel medio – medio/lungo periodo (tra 5 e 15 anni dal pensionamento), rispondendo alle esigenze di un soggetto che privilegia la continuità dei risultati nei singoli esercizi, comunque accettando un’esposizione al rischio moderata.
Dinamico
Comparto “azionario”, la cui gestione risponde alle esigenze di un soggetto che ricerca rendimenti più elevati nel lungo periodo (oltre 15 anni dal pensionamento) ed è disposto ad accettare una maggiore esposizione al rischio, con una certa discontinuità dei risultati nei singoli esercizi.
Appare subito evidente che, se si aderisce al Fondo in giovane età, il comparto Dinamico può rappresentare un’opportunità interessante mentre non è, in genere, consigliato a chi è prossimo al pensionamento.
È sempre possibile, comunque, passare da un comparto all’altro nel corso della gestione. Si può infatti modificare il comparto riallocando sia la posizione individuale maturata che i flussi contributivi futuri.
Vantaggi fiscali della previdenza complementare
La previdenza complementare, visto il ruolo fondamentale nel garantire una vita serena ai futuri pensionati, gode di un trattamento fiscale di favore rispetto a qualsiasi altro strumento di gestione del risparmio. La tassazione della previdenza complementare è conveniente in tutte le fasi di vita del soggetto aderente.
Approfondiamo questo aspetto.
- Deducibilità dei contributi versati
Mentre lavora e contribuisce al fondo pensione, l’aderente gode di un vantaggio fiscale immediato.
I contributi versati nel corso dell’anno sono, infatti, deducibili dal reddito imponibile e dunque vanno a ridurre l’importo su cui si determina l’IRPEF annuale. La deduzione viene effettuata direttamente in busta paga.
La deducibilità annua è pari a un importo massimo di 5.164,57 euro.
- Tassazione dei rendimenti
I rendimenti derivanti dalla gestione dei contributi versati nel fondo pensione sono tassati con aliquota pari al 12,5% sui rendimenti da Titoli di Stato e al 20% su tutti gli altri rendimenti.
Considerando che i rendimenti da altre tipologie di investimento sono sottoposti a un’aliquota minima del 26%, si tratta di un risparmio significativo.
- Tassazione delle prestazioni
Al momento di ottenere la pensione integrativa, le prestazioni vengono tassate con aliquota pari al 15%, che si riduce dello 0,30% all’anno per ogni anno di permanenza oltre il quindicesimo, fino al raggiungimento di un’aliquota minima del 9%.
Il TFR, invece, viene tassato con un’aliquota che parte dal 23%, ma che può salire anche fino al 43%.
Anticipazione previdenza complementare
Sul capitale accumulato, comprensivo dei rendimenti maturati, è possibile richiedere anticipazioni, nel rispetto di determinate regole e limiti.
Vediamo nel dettaglio quali sono le anticipazioni previste nella previdenza complementare:
- fino al 75% del capitale maturato, dopo 8 anni dall’iscrizione al fondo pensione, per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa propria o dei figli;
- fino al 75% del capitale maturato, senza limiti di tempo, per le spese sanitarie a seguito di gravissimi e comprovati problemi di salute riguardanti l’aderente, il coniuge o i figli, per terapie e interventi straordinari;
- fino al 30% del capitale maturato, dopo 8 anni dall’iscrizione al fondo pensione, per ulteriori esigenze.
Riscatto previdenza complementare
Con la previdenza complementare, oltre alla possibilità di richiedere un’anticipazione, con le motivazioni e i limiti illustrati sopra, in alcuni casi specificamente previsti si può ottenere il riscatto, totale o parziale del capitale maturato.
In particolare:
riscatto immediato
del 50%, 90% o 100% in caso di perdita o cambio di lavoro.
Riscatto totale
in caso di inoccupazione superiore a 48 mesi e di invalidità e conseguente riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo.
Riscatto parziale 50%
in caso di inoccupazione per un periodo di tempo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, o in caso di mobilità o cassa integrazione.
Il riscatto totale spetta inoltre agli eredi o ai soggetti designati dall’aderente in caso di morte dell’iscritto prima che lo stesso abbia maturato il diritto alla pensione.
In caso di perdita o cambio di lavoro, si può riscattare immediatamente l’intera posizione o trasferirla, senza alcun costo, a un altro fondo pensione negoziale.
Se perde il lavoro o cambia lavoro, il lavoratore potrà sempre accedere ai suoi risparmi riscattando l’intera posizione, come avverrebbe per il TFR in azienda. In questo caso, la tassazione sul montante riscattato è del 23%.
Ricordiamo che il TFR in azienda, invece, è tassato con un meccanismo che parte dal 23% per i lavoratori con redditi al di sotto dei 15.000 € e può salire fino al 43%.
Previdenza complementare e pensione anticipata
Gli aderenti al fondo pensione hanno diritto alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), ovvero all’opportunità di chiedere al fondo, in modo anticipato rispetto alla pensione, l’erogazione frazionata del capitale accumulato.
Una tutela aggiuntiva ottenuta grazie all’iscrizione al fondo, in caso di perdita del lavoro in prossimità del raggiungimento dell’età pensionabile.
requisiti
per accedere alla RITA
- cessazione dell’attività lavorativa;
- raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi alla richiesta dell’anticipo pensionistico;
- maturazione del requisito contributivo complessivo per la previdenza obbligatoria di almeno 20 anni;
- adesione alla previdenza complementare da almeno 5 anni.
La RITA
viene riconosciuta anche per
- inoccupazione, a seguito di cessazione dell’attività lavorativa, da almeno 24 mesi;
- raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia entro i 10 anni successivi alla richiesta dell’anticipo pensionistico;
- adesione alla previdenza complementare da almeno 5 anni.
Ricapitolando: conviene aderire a un fondo pensione?
Vediamo adesso, uno accanto all’altro, tutti i vantaggi derivanti dall’adesione al Fondo Previdenza Cooperativa:
- possibilità di destinare al fondo il proprio TFR;
- in caso di contributo proprio del lavoratore si aggiunge il contributo del datore di lavoro;
- sistema di capitalizzazione, per cui i contributi sono destinati al conto personale del soggetto aderente e sommati fra loro e ai rendimenti ottenuti negli anni (al netto di imposte e spese), andranno a costituire il capitale e/o la rendita che verranno erogati al momento della pensione;
- flessibilità nella scelta dei contributi da versare e delle linee di investimento;
- vantaggi fiscali nelle fasi di contribuzione, gestione e prestazione, con un trattamento di favore rispetto alle altre forme di risparmio;
- nei casi di necessità, possibilità di ottenere anticipazioni o riscatto prima di giungere alla pensione;
- opportunità di accedere al pensionamento anticipato tramite la RITA.
Per approfondire
Confronta il costo di Previdenza Cooperativa con quelli di un prodotto bancario o assicurativo, calcola a quanto ammonterà la tua rendita finale con il Fondo e scopri quanto è semplice aderire con il modulo di pre-adesione online.
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